Periodo di riflessione post delusione professionale (come si sbaglia, quando si vuol credere nel miracolo). Comunque il cambio repentino di programmi, che ti sparechia i 12 mesi a venire, ha il suo lato positivo. Ti costringe a fermarti a riflettere su cosa vuoi fare da grande. E alla fine puoi riflettere anche girando tra cocktail bar, bistrot e locali di moda, dei più vari. Ecco quando sei impegnato nel flusso del lavoro, di tempo non ne hai per osservare le tendenze in atto. Puoi solo fiutarle, intuirle presagirle, ma viverle no. Quindi mi godo (si fa per dire) quello che offre la città. Sabato pomeriggio vado al MAM (Milano Amore Mio) così per un caffè. Il nome comincia a circolare a Milano e se ne legge spesso sui blog. Posto piccolo, come infatti si usa oggi, arredo vintage-creativo, tavoli, sedie, lampade spaiati e di recupero, colori neutri, cucina a vista su strada e – la vera chicca – tazze e teiere di porcellana antiche. Bella l’offerta di tè in barattolo, con miscele pregiate come tè nero e bianco e frutta, vaniglia, agrumi. Il tutto servito al tavolo con un grande vassoio. Il MAM apre al mattino per colazione e chiude a tarda sera. Questa è proprio la tendenza del momento: offerta dalla colazione al dopo cena, sempre aperto, atmosfera tranquilla. Per ora provato solo il tea time.
UN BRUNCH DA MADAMA
Ho già scritto un annetto fa dell’hamburger del Madama e – se posso dirlo – è ulteriormente migliorato, grazie anche a un nuovo fornitore di zona. Strategicamente posizionato nella zona emergente intorno a Corso Lodi, di fianco a un ostello, a poche centinaia di metri dalla Fondazione Prada e dallo scalo Porta Romana, vanta il Consolato Cinese come dirimpettaio. La scelta questa volta è caduta sul brunch. La proposta prevede caffè americano filtrato originale, succhi misti, acqua e la possibilità di scegliere un piatto caldo tra cui hamburger, anche in versione vengana, originale e ricco english breakfast, oppure tranci di pesce e varie altre pietanze. Per chi ama il dolce, con 3 euro, puoi ordinare degli squisiti pancake, con succo d’acero originale. Il refill del caffè è garantito. Atmosfera easy e informale, adatto a giovani e famiglie e gente socievole. Rapporto qualità/prezzo ineguagliabile a Milano. Ha anche un dehor per la stagione estiva. Chiedete del “Bambi”, lo trovate al bar.
Credit: foto del sito di Madama
IL PANINO ITALIANO. ACCADEMIA E FONDAZIONE
Alla presentazione della Fondazione Accademia del panino Italiano: scuola di cucina del.panino, centro culturale e magazine, tutto dedicato al made i Italy del panino. Il panino è uno dei trend di consumo laddove i driver nel food sono velocità e qualità. I numeri del consumo nel mondo sono impressionanti. Quello che manca, in Italia, è la capacità di proteggere il vero made in Italy. Il presidente Antonio Civita è anche il titolare del brand “Panino Giusto”.
L’evento di presentazione prevede un video molto ben girato, dedicato a territorio, maestria e creatività e un parterre di relatori tra cui il Prof. Alberto Capatti, intervistato dal gastrosofo Alex Revelli Sorini. Il succo del discorso è, secondo Capatti, il fatto che il.panino è un cibo che cresce.
Si prosegue con un’intervista al “panettiere” per antonomasia Davide Longoni. Si conclude con Aldo Colonnelli, nome di spicco del design italiano. Il momento che attendevo di più è stato.l’intervento dello chef Claudio Sadler, che ho servito qualche anno fa quando seguivo il progetto di un’enoteca sui navigli e spesso veniva a mangiare un boccone da noi. La sua passione per i panini adesso mi è chiara.
Per chiudere si tiene un intervento relativo al magazine. E chi lo dirige? Ma che domande! La food-xpert Anna Prandoni.
FALAFEL BISTRÒ
Voglia di pranzo veg? La recente apertura del Falafel bistrò in zona Ticinese a Milano, è la risposta. Almeno per me. Non mi accontento di riempirmi lo stomaco, cerco sempre di gustare qualcosa disponibile sfizioso anche quando sono in vena junk. Adoro i falafel, in tutte le salse con hummus e Tahine in modo particolare. In questo piccolo fast food ti preparano il pita falafel al momento, con pane tiepido non fritto, con tanta verdura fresca, una giusta dose di falafel appena fritti, un’abbondante dose di hummus alla base e di Tahine per chiudere. Un pranzo vegetariano, alla fine. Non mi fa dimenticare il.”paradiso dei falafel” di rue de Rosier a Parigi, ma ci tornerò volentieri.
TRIPPA
Dopo mille occasioni saltate – per lo più per futili motivi, tipo lavoro – finalmente mi godo una cena da TRIPPA Milano. Non so perché mi capitano sempre avventure surreali, ma se devo dare un voto all’esperienza, è un bel 10 tondo e pieno, come la pancia che mi ritrovo…. Intanto, appena entro, incontro una persona che riconosco, ma che non so collocare nello spazio. E viene fuori che lui riconosce me. È di San Vito dei Normanni, come un altro ragazzo in forze nel locale. Il mio terreno, dove produco il mio olio 02, è giusto a San Vito. Viene fuori che, due anni fa, hanno cenato da me, durante un evento, a cui ho collaborato. E scopro che c’era anche Diego Rossi. Beh, sarà che la vita è strana, ma mi sento già a casa. Poi arriva anche l’amico sommelier Michi. La serata dell’assurdo raggiunge l’apoteosi. La cena? Ah si, ho anche cenato. Benissimo. Menù strepitoso, contenuto, connotante, personale e con qualche fuori menù indimenticabile, come il midollo. Assaggio tutto quello che posso, Pietro mi mette da parte le specialità da provare e, intorno al nostro tavolo, si crea la solita gazzarra. Le creme di verdure sono una nuvola, la carne supersonica, le tecniche dello chef Diego Rossi, che ve lo dico a fare? Il consiglio del cantiniere azzeccato e il conto? una piacevole sorpresa. E poi si festeggiava un compleanno e tutti si sono profusi in piccole gentilezze spontanee, che ti fanno capire perchè questa “trattoria chic” sia sempre sold out. Evviva Trippa!
IL BRUNCH 4 STAGIONI
Regalo speciale di un’amica speciale il brunch al Four Seasons di Milano, che già solo entrarci di mette in pace col mondo. Interessante peculiarità che lo rende unico è che ti servono il tuo champagne preferito. Un bel modo per iniziare il 2017.
Motivi per andarci? Location unica, ambiente internazionale e raffinato, dove ti senti perfettamente a casa, con la.musica dal vivo e la gente che parla a voce bassa.
Non aspettatevi il tipico brunch americano. Lo Chef Silvano Prada propone una degustazione di primissima dei fondamentali della cucina italiana, con piccole incursioni etniche come sashimi di ricciola. La chicca che rende unica questa esperienza? Entrare in cucina ed essere serviti dai cuochi, che illustrano i piatti e poi un’ora di chiacchiere al tavolo con lo chef, che proprio non ha prezzo. Non ultimo il servizio impeccabile e la professionalità della responsabile Patrizia, che ti accoglie all’ingresso e ti mostra le isole tematiche: crudo di pesce, charcutrie e latticini, postazione delle uova con superbo poché, poi i cotti in cucina e infine i dolci e la cioccolate room. What else?
LUNEDÌ RAMEN
Ramen, ramen, ramen. Da aprile a ottobre vedrò, assaggerò e cucinerò solo piatti della tradizone della cucina italiana. In questi mesi, invece, ho un desiderio irrefrenabile di cucina etnica e specialmente orientale. Mi-Ramen Bistrò è un posticino molto carino e accogliente, gestito da una coppia di giovanissimi cinesini. Se gli antipasti ti fanno dire “oh”, il ramen invece un pochino delude. Ottimi i gyoza, saporiti ma leggeri, grigliati da essere quasi croccanti. I fagottini di gambero meritano un 8 per il ripieno, ma la frittura era un po’ unta. Sul fronte ramen abbiamo assaggiato quello con polpette di gambero e il tradizionale tonkatsu, con maiale, pancetta e uovo marinato nella soia. La nota dolente è il brodo, un po’ scarico il primo, troppo addensato il secondo. Nel complesso, comunque, un posto carino per un ramen del lunedi.
FERRANDI. LE GRAND COURS DE CUISINE.
Da un viaggio si porta sempre a casa qualcosa: sensazioni, colori, scorci, profumi, sapori. Un viaggio è una lingua diversa da capire e parlare, abitudini, mentalità e idee diverse, è confronto con gente diversa e scambio di opinioni. Per me è sempre provare la cucina, qualche volta frequentare corsi e molto spesso comperare libri. Dall’ultimo viaggio a Parigi ho portato una bibbia della cucina francese classica: il corso della scuola francese di gastromia, condensato in 696 pagine, corredate di immagini e spiegazioni tecniche, rigorosamente en fransé (cioè françsais).
IL SENSO DI HIRO PER IL RAMEN
Metti che il RAMEN è confort food, e che le vicende della vita ti portano a trovarti dietro l’angolo un ristorante giapponese, che più giapponese non so se si può. È J’s Hiro. E metti che Hiro, al secolo Hiromi Harai, diversi anni fa ha lavorato nello stesso ristorante in cui hai lavorato anche tu. Ecco che un pranzo di un sabato come altri, si trasforma in un ramen al tavolo della chef, scambiandosi ricordi e commenti su quell’esperienza del passato. Le chiacchiere scorrono in fretta mentre tu gusti il suo ramen e le i sferruzza cuffie a maglia per i suoi dipendenti. E quel nirvana caldo e saporito ti scalda la gola, lo stomaco e anche il morale. Il brodo è scuro e limpido, sapido con la carne perfettamente cotta, le alghe, verdure e la presa di pepe, servita a parte. E tra un diritto e un rovescio Hiro suggerisce di mangiare il ramen con i ghioza, secondo la tradizione giapponese. E così sia. Buonissimo.
HAPPY NOUIILLES, HAPPY IO. PARIS FOOD TOUR 2016
Vaghiamo per l’Alto Marais, con l’idea di assaggiare i quotatissimi noodles di Trois fois plus de piment. Per la seconda volta la coda fissa, fuori dal locale, ci scoraggia, quindi puntiamo dritto a un localaccio di cui abbiamo sentito parlare da amici: Happy Nouilles. Come da copione il locale è orrido e la pulizia approssimativa, in compenso è pieno di gente carina. Buon segno. ordiniamo dei Lamen maison stir fry e una soup con ravaioli e coriandolo, mentre il cuoco, che ci fissa dalla vetrina, tira i noodles come un automa. Entrambe le portate si rivelano gustosissime e abbondanti. La.serata s’è fatta subito interessante. La sera successiva ritentiamo da Trois fois plus de piment e, di nuovo, la coda alle 21 è scoraggiante. Così facciamo una nuova incursione da Happy nouilles e questa volta, oltre agli imperdibili lamen, proviamo anche dei ravioli alla piastra, saporiti, ma un po’ deludenti, rispetto ai lamen. Ordino anche dei gamberi sale e pepe, che si rivelano esplosivi. Piccantissimi e croccanti, con cipolle e peperone. Saranno difficili da dimenticare.