OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: OGNI ANNO UNA SORPRESA

L’olio extravergine di oliva 02 è nei fusti, a dimora per almeno un’altra decina di giorni. Dopo la molitura deve infatti restare fermo per un periodo non inferiore alle 2 settimane per sedimentare. Questa operazione permette anche la concentrazione del sapore e del profumo.

L’aroma intenso e il colore chiaro, il gusto leggermente pizzicante in gola sono i primi aspetti sensoriali che ho percepito all’assaggio, subito dopo la molitura. Ma per l’esperienza di questi 10 anni di produzione, so che il secondo assaggio sarà diverso. La qualità del prodotto è assodata dalle analisi di laboratorio che vengono eseguite direttamente in frantoio. Ma le caratteristiche organolettiche dipendono dal clima, più o meno caldo e soleggiato, dalle piogge, che possono influire sulla resa in molitura e dai trattamenti del terreno.

Dopo le potature dello scorso anno e il clima davvero anomalo di quest’anno, le piante erano cariche, ma la siccità ha ridotto di molto la resa. Questo significa meno olio del previsto.

Come e perchè l’olio artigianale può essere ogni anno diverso è facile da spiegare. L’uso della chimica è l’unico modo per controllare la maturazione delle olive e per intervenire sul processo. Quando decidi di lasciar mano libera alla natura, puoi vantare un prodotto non contaminato, ma non puoi controllare o fissare parametri di gusto e profumo. Ogni anno l’olio sarà una sorpresa. È il bello del mio olio, secondo me.

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OLIO 2022: POCA RESA…TANTO ALTRO

Avete presente il vecchio detto “poca spesa, tanta resa”? Ecco, per la produzione olivicola 2022 ce la possiamo proprio dimenticare. Non sono nè il primo, nè l’ultimo a risentire dei cambiamenti climatici, del rischio malattie delle piante e dell’aumento dei costi energetici, che incidono pesantemente su tutte le fasi della raccolta e della molitura, tuttavia è il dato di fatto, di cui bisogna farsi una ragione, come riportato dagli organi di stampa.

Prime stime sull’annata olivicola-olearia 2022 con un occhio ai mercati

In tutto ciò, raccolta fatta, quantità di olive buona, resa dell’olio meno del previsto, ma comunque sufficiente e qualità, che al primo assaggio, non mi ha deluso. Ma adesso ci vuole pazienza e attendere la fase di riposo.

OLIO 02: PRONTI A RACCOGLIERE

Non senza stress, anche quest’anno siamo arrivati alla raccolta delle olive.

Raccolte e vendute le olive già cadute, domenica, con comodo, alle 06.20 del mattino è arrivata la macchina squotitrice che, in 3 ore, ha portato a terra circa 25 quintali di olive dalle 120 piante del mio terreno.

Con un soffiatore è stata eliminata la terra in eccesso e con la scopatrice sono state raccolte tutte le olive dalle ere sotto le piante. Infine il raccolto viene conferito nella cernitrice, che separa terra, rametti, foglie e pietre dalle olive. Il materiale di scarto viene espulso sul terreno e le olive restano nel cassone, per essere trasportate al frantoio, dove ci si prenota per il turno di molitura.

Al frantoio le olive vengono travasate nei bins per la pesatura ufficiale.

Fine primo round. Se ne riparla il giorno della spremitura.

SCEGLI ME!

Ho letto in un articolo di Huffington Post che la provincia di Brindisi è stata selezionata dal colosso dell’hospitality Airbnb, come hub italiano perfetto per i nomadi digitali. Sono solo due in Italia, insieme al Friuli Venezia Giulia. Ecco l’articolo. https://www.huffingtonpost.it/life/2022/07/17/news/brindisi_come_bali_e_i_caraibi_airbnb_la_sceglie_come_hub_per_i_nomadi_digitali_qui_facciamo_sea_working_dalla_barca-9857235/

Siamo in buona compagnia insieme a Bali e ai Caraibi… è un po’ la mia storia in fondo. Dal Covid in poi, ho ulteriormente rafforzato la mia scelta di slow living, stando ben attento a non diventarne schiavo. Sono frequenti le mie incursioni a Milano e in Europa per lavoro. Non rinuncerei mai a queste opportunità, che sono una finestra sul futuro e su quello che succede nel mondo, che certo non si è fermato.

Nel tempo che trascorro nella campagna brindisina, ho trovato il modo di coniugare una vita a contatto con la natura, scandita dal meteo e dall’avvicendarsi delle stagioni, con quanto la tecnologia e il digitale offrono, per lavorare e restare connessi. È nato così il mio home restaurant temporary, che vive prevalentemente nella bella stagione, grazie al perfetto mix di internet e della mia capacità di relazionarmi con le persone.

LA MAGIA DELLE ERE SOTTO GLI ULIVI

È iniziato il conto alla rovescia al D day della raccolta 2022. Dopo le potature, lo scorso anno avevo raccolto circa la metà delle olive e anche la resa era stata bassa. I frutti erano piccoli e poco polposi, a differenza di quest’anno che le piante sono cariche in modo incredibile. È ancora presto, fa caldo e serve ancora un po’ di pioggia, ma ci stiamo avvicinando a grandi passi. Nel frattempo mondiamo le piante dai virgulti che stanno crescendo alla base e che toglierebbero nutrimento prezioso e prepariamo le ere. Oltre a essere utili nella fase di raccolta, rendono il terreno ordinato e quasi magico, sotto gli ultimi tiepidi raggi di sole di ottobre.

Si capisce e che sono totalmente innamorato della mia terra e del mio lavoro?

02/STORIA DI UN TERRENO: CAPPERI

È iniziata la stagione dei capperi. La pianta è stupenda e quando fiorisce è un’esplosione. Però, per poter raccogliere i capperi, è necessario farlo quotidianamente, con costanza, evitando che sboccino i fiori. Dopo sarà troppo tardi per il raccolto. Sto cercando di essere costante, dedicando ogni giorno un po’ di tempo alla raccolta, procedendo quindi alla salagione e a preparare i barattoli. È un lavoro certosino, sotto il sole e più ne raccogli e più ne trovi di pronti.

Adoro i capperi, che mi piace utilizzare al posto del sale, nelle insalate. La precondizione è utilizzare una buona qualità di sale, magari di cava, in fase di salagione. Ne trito una manciata, senza dissalarli, per un sapore intenso e poco comune, che si unisce in un mix esplosivo con i pomodori e le cipolle di Tropea. Se si decide di non dissalare i capperi, avere l’accortezza di non aggiungere altro sale alle verdure, naturalmente!

02/STORIA DI UN TERRENO: AGLIO E PATATE NOVELLE

In questo strano anno, con la primavera perfetta, il terreno mi riserva soddisfazioni e anche qualche dubbio, che condivido con gli agricoltori della zona, per capire cosa non abbia funzionato. I peperoncini, che 2 anni fa erano un’esplosione di rosso, quest’anno neanche l’ombra. I peperoni, dopo oltre un mese, hanno messo fuori giusto qualche foglia e i cornetti invece proprio zero. Qualche soddisfazione arriva invece dalla varietà di fagiolini pugliesi, che stanno spuntando, ma sempre a rilento. I pomodori invece crescono che è una bellezza e sono già alti due spanne.

Quest’anno mi sono cimentato anche con aglio del Bangladesh, di cui faccio copioso uso e anche con le patate, così tanto per provare. Sarà la fortuna del principiante, ma ho raccolto le patate novelle e anche un bel po’ di piccole teste d’aglio.

02/ STORIA DI UN TERRENO

Ogni giorno che passa, in questa quarantena pugliese, ormai agli sgoccioli (speriamo), scopro che sono proprio un cuoco votato all’agricoltura. Non ho rinunciato a cucinare, in questo periodo, ma ho trovato sano, per me, limitare l’attività di cucina, forse per non pensare troppo a questo fermo macchina, proprio ora che la cucina italiana era all’apice del successo e stava raccogliendo sempre maggiori consensi internazionali. Messa, parzialmente, da parte la cucina, devo ammettere che i lavori agricoli e manuali hanno riempito le mie giornate e rasserenato il sonno. Ho imparato tantissimo, ho letto e studiato. Ho fatto pratica, ho sbagliato, ma ho anche ottenuto incredibili piccoli successi.

La novità di quest’anno è una vigna microscopica, che ho piantato, accanto ai pomodori, ho costruito i tralicci con le mie mani, piantato e curato ben 3 barbatelle. Dopo quasi due mesi sono cresciute e si sono rinforzate, hanno messo le foglie e sono spuntati i primi micro grappoli, grandi come un pollice. Devo inforcare gli occhiali, per distinguere gli acini. Mi sono studiato la composizione del terreno, gli addivi naturali da aggiungere, i sistemi non chimici, per proteggerle dagli afidi e ho imparato a dosare l’irrigazione. Insomma, se la tendenza è questa, per agosto potrei mettere in tavola la mia prima uva.

02/STORIA DI UNA SALSA: DESIGN AGRICOLO

Sono pronto per la semina. Il semenzaio, con 137 slot di pomodori è finalmente germogliato. In queste settimane, che sono state calde e soleggiate di giorno, ma ancora fredde di notte, ho preferito non rischiare di vanificare tutto il lavoro e ho organizzato una serra nel bagnetto di servizio, che ha un perfetto microclima, con il sole diretto dal lucernario e la giusta umidità e temperatura.

Un’ altra miglioria che ho progettato è un sistema di paletti intrecciati, piantati nel terreno, in prossimità delle piantine, che serviranno da tralicci per far arrampicare i pomodori, i carosello, i barattieri e le altre verdure.

Con questo sistema sarà molto più facile la raccolta dei pomodori e la manutenzione delle piante. Una volta tolte di mezzo le erbe infestanti, sarà semplice l’eliminazione del secco e quindi la raccolta delle verdure giunte a perfetta maturazione. E si preserva anche l’aspetto estetico dell’orto, ordinato quasi da sembrare un colorato giardino pensile.

02/STORIA DI UNA SALSA: ARATURA E PACCIAMATURA

La quarantena prosegue per tutti. In Puglia sembra che la reazione della politica sia stata efficace e la situazione appare meno drammatica che al nord. Quello che mi ha stupito di San Vito è stata la capacità di riorganizzazione della comunità. Ormai mi consegnano la spesa anche nella mia sperduta contrada, in campagna. Per la cronaca casa mia non ha un indirizzo, ma solo l’indicazione della contrada. Insomma, il postino non suona nè una nè due volte. Però tutto funziona senza ressa.

Con l’ultimo decreto è stata anche riattivata la silvicoltura e le attività agricole sono operative. L’erba è già alta e nelle prossime settimane rischia di superare il livello di guardia. Contro il rischio xylella e incendi, è obbligatorio tagliare l’erba. Il mio fido Antonio, in mezza giornata o poco più, ha trascinato tutti i rami a terra in una enorme catasta e poi, con geometria maniacale, ha rigirato il terreno in orizzontale e verticale, fino a renderlo un velluto. Ci vorrebbe una bella pioggia per abbattere la terra, ma il meteo volge al bello. Con un caldo già estivo e un vento scoraggiante, ho passato il week end di Pasqua a stendere i teli per la pacciamatura nei cassoni per gli orti. C’era da immaginare che sarebbe stato un lavoro certosino. Con l’impossibilità di procurarmi tutti gli elementi necessari, ho dovuto creare, a mano, dei ganci a U, ripegando un fil di ferro, di grosso diametro e tranciandolo con la pinza. A uno a uno, li ho conficcati nel terreno, a distanza regolare per bloccare i teli nella terra ed evitare che il vento li strappi e li sollevi. Ci ho lavorato quasi un giorno intero.

Morale della favola, schiena dolorante e faccia brucciacchiata dal sole, ma a tutta questa fatica corrisponde una soddisfazione al quadrato, nel vedere il mio progetto prendere forma.