DAL MIO ORTO È MEGLIO. VELLUTATA DI ZUCCA

Non avevo pensato che lavorare nell’orto sarebbe stato così gratificante. Ho sempre avuto il pollice verde, tutto quello che pianto, in qualche modo vive, anche in punti improbabili, con poca luce e poca acqua. Però la soddisfazione dei miei orti, non l’avevo prevista. Ahimè nemmeno il mal di schiena acuto, problema di cui soffro da anni, che sembrava essersi sopito con l’attività fisica e il caldo estivo. E invece, con qualche sforzo in più e l’aumento dell’umido autunnale… taaaac è tornato a starmi sul gobbo.

In questi casi ci vuole il confort food, una bella vellutata con la zucca (forse la causa del colpo della strega). La zucca infatti è prodotta nel mio orto e da lì l’ho raccolta. Bah chiodo scaccia chiodo.

La ricetta è semplicissima. Serve della zucca matura pulita tagliata in tochetti, patate anch’esse ridotte in tocchi, cipolla e olio evo

Soffriggere la cipolla e insaporire la zucca e le patate, coprire di brodo vegetale (preparato in anticipo con sedano, carota e cipolla) e sobbollire per circa 30 minuti, comunque finchè gli ingredienti non sono ben cotti. Ridurre in passato con in frullatore a immersione e regolare di sale. Servire con amaretti sbriciolati e pepe al mulino.

ORTO, ULIVETO E FRUTTETO 02

Non ci avrei scommesso, anche se volevo crederci con tutto me stesso. Non ci avrebbero scommesso, pur avendo condiviso consigli e segreti del mestiere, i vecchi che lavorano la campagna e i proprietari degli uliveti e delle terre coltivate nelle contrade limitrofe al mio terreno, in Altosalento. Eppure ci sono riuscito, posso dirlo ora che i giochi sono fatti. Ho realizzato, da solo, due orti super produttivi, pur avendo seminato e piantato con un mese di ritardo, nonostante il caldo e la siccità di questa stagione e, soprattutto, senza l’uso della chimica. In questi 6 anni il mio terreno è stato trattato solo con stallatico e rigirando il terreno. È una terra vergine, non sfruttata, che mi sta ripagando della devozione che le ho tributato. Il prezzo da pagare? Si un prezzo c’è, è l’invasione delle mosche, dovute anche al gran caldo e la perdita di parte della frutta, che non sono riuscito a raccogliere subito. Le decine di chili di prugne e fichi sono stati trasformati in confetture, fagiolini e melanzane, così come le zucche, i cornaletti e le angurie sono state oggetto di baratto, per la spesa quotidiana, quando non utilizzate come materia prima per i miei catering. E poi c’è il pomodoro, destinato alla salsa. E da ultimi i peperoncini, dagli habanero ai Virginia Ripper, che userò per il mio olio 02 al peperoncino.