ZERODUE: ALLESTIMENTO SPAZIO WORK IN PROGRESS

Sono, finalmente, arrivati gli arredi per completare la veranda in Puglia. Ho posizionato un grande tavolo in ferro, con 12 sedie, che può essere allungato fino a 2.70 metri, perfetto per cene fino a 20 persone. Sono sempre stato un fan dei tavoli social, che permettono di conoscere gente, scambiare sensazioni e opinioni, insomma vivere una vera experience, insieme ad altri commensali, magari di diverse nazionalità. (Sono ambizioso, lo so). Ho anche un baule zeppo di di tovaglie nuove, per vestire la tavola, per tutte le occasioni.

Il pezzo forte del nuovo allestimento, però, è una cucina professionale in acciaio, con relativo piano di lavoro. È uno di quegli affari, risalente a qualche anno fa, quando la rilevai da un ristorante a cui stavo facendo una consulenza. Un vero colpo di fortuna e adesso è qui, sotto la mia veranda, davanti al tavolo social. Alle spalle il fico della monaca, con la sua gigantesca chioma, più indietro il frutteto con il campo aperto di pomodori e di fronte il tavolo social e infine gli orti, sulla mia destra. Questo quadro ce l’ho in testa da molto e ora è realtà.

CENARE ALLA ZERODUE

Mi è sempre piaciuto ospitare amici, organizzare cene a casa, più o meno formali. L’arte del ricevere è una cosa che ho nel DNA. È una dote, ma anche un difetto, che mi ha procurato non pochi problemi, con qualche cliente. Quando collaboro con bistrot, enoteche o ristoranti, che siano start up o rinnovi di menù, in corso d’opera, ho sempre la naturale propensione a curare il cliente, come se fosse un ospite, a dedicargli un po’ di tempo, di informazioni e a coinvolgerlo nel progetto che seguo, scatenando, qualche volta, anche ingiustificate gelosie dei patron.

Ma i clienti invece mi hanno sempre dimostrato di esserne felici, quindi ormai ho la certezza che la formula della cena dallo chef piace sempre molto. Si porta dietro, forse, un misto di fascino della divisa e di intimità, che si crea immediatamente, quando chi cucina per te, esce dalla cucina per salutarti, un po’ come farebbe un buon padrone di casa. È un’idea di inclusività, che secondo me, vale molto più dell’idea di posto esclusivo, tanto ostentata da troppi locali. Sabato scorso c’è chi ha cenato alla Zerodue, al tavolo di casa dello Chef Sansoni, sotto la veranda, guardando i piccoli germogli degli orti regolari, delimitati dai tufi. Le piantine sono ancora piccole e per la produzione si dovrà aspettare almeno un mesetto, ma è bello aver dato concretezza a questa avventura, con il mio menù ideale che ho chiamato “5 piatti, 5 continenti”.

LA FRISA. LA PERFEZIONE DELLA SEMPLICITÀ

Da quando ho scoperto dei nuovi fornitori di frise e friselline, semplici, integrali, ai cereali, condite o dolci, la frisella sta diventando il mio chiodo fisso, il mio prodotto di punta. È croccante, leggera, gustosa, versatile, buona con ogni tipo di ingredienti. Può essere consumata come pane, ma è anche supporto da condire, un po’ come una pizza.

Oggi ho sperimentato delle frise cotte a legna, molto sottili e croccanti, dal diametro di ben 24 cm. In pratica diventa un ricco piatto unico con pomodori, capperi delle mie piante, l’olio evo non filtrato Zerodue, che ho terminato a tempo di record e di cui mi sto centellinando l’ultima scorta di casa, cipolla di Tropea e dulcis in fundo, delle sublimi cantabriche. La freschezza del pomodoro e la dolcezza della cipolla rossa fanno subito estate e si completano con quel leggero retrogusto piccantino dell’olio. Il resto lo fa il crunchy della frisa cotta a legna.

TURISMO ESPERIENZIALE, LA NUOVA FRONTIERA DELLA VACANZA INTELLIGENTE

Certe volte si intuiscono le tendenze, senza rendersene conto. Io la vita di campagna l’ho sognata, immaginata e progettata e, oggi, sono in grado di vivere questa avventura, a metà tra lavoro e scarico, immediato, delle tensioni emotive. Oggi gli esperti di turismo e hospitality hanno dato un nome a questo fenomeno: turismo esperienziale. E realizzare che, con i miei racconti, ho contagiato gli amici, quelli che il cervello lo muovono tanto, ma le braccia molto meno, è stata una scoperta che mi ha reso felice. Di accumulo di stress sono un esperto, il lavoro e la vita milanese sono impegnativi, ma mi basta una fuga sul mio terreno, a seminare o raccogliere i limoni e, in pochissimo, mi scatta il relax totale. Così due amici che sono stati a trovarmi questa estate, mi hanno chiesto di venire da me qualche giorno, in Puglia, per lavorare sul terreno. Mi fa sorridere e, nel contempo, mi fa piacere pensare che questa esperienza possa far bene alla testa, allo spirito e al corpo e anche all’amicizia. Saranno le affinità elettive? Forse, intanto li aspetto e vediamo…prima o poi riusciremo a far coincidere le agende