La legge dell’attrazione fatale non mi risparmia mai. Forse sono incorreggile, ma cucina e gente che vuol mangiare, per me, significano solo una cosa: mettermi ai fornelli. Anche quando la cucina non è mia e che io cucini non è previsto. In questo luglio milanese mi ritrovo a vivere un’avventura surreale, complice il frigo deserto e un temporale apocalittico. La banale idea di procacciarmi una cena non troppo equivoca, si trasforma nel sottoscritto – in bermuda e tshirt – che si fionda al foenello di una trattoria di Egiziani, a cucinare una cena, che abbia la dignità della cucina italiana, per un parterre de rois di americani in trasferta. E tutto finisce a limoncello e selfie.
[Per decenza non posto foto]